Un territorio d’eccellenza si racconta anche attraverso i suoi vini, non a caso la Toscana da sempre ne produce tantissimi pregiati, soprattutto rossi, conosciuti ed apprezzati nel mondo.
La presenza della vite in Toscana risale agli Etruschi, anche se probabilmente le prime ” pratiche” enologiche” risalgono all’ età del ferro. Certamente il vino toscano da sempre è circondato da un’aura leggendaria che lo rende unico.
Altrettanto certo è che quello di oggi è di gran lunga migliore di quello che si produceva non solo anticamente, ma semplicemente qualche decennio fa. Questo lo si deve a quegli uomini che si sono sempre prodigati alla ricerca dell’eccellenza. Oggi la Toscana vanta numerosissime zone di produzione differenti tra IGT, DOCG, e più di 30 DOC, per un totale di 14 diverse strade del vino istituzionali.
Uno di questi uomini, a cui l’ enologia toscana deve molto, è il barone Bettino Ricasoli (1809 – 1880), colui che ha segnato l’ epoca moderna del vino toscano, nonché il primo a riconoscere le qualità del Sangiovese e a stabilire che dovesse essere il principale vitigno presente nel Chianti Classico, assieme ad una percentuale di Canaiolo e alla Malvasia bianca.
Questa “ricetta”, divenuta un vero e proprio diktat, fu ripresa fedelmente dai disciplinari per la regolamentazione della produzione vinicola nell’ immediato dopoguerra.
Tuttavia negli anni ’70, alcuni produttori si accorsero che questo disciplinare era divenuto particolarmente restrittivo, tanto da considerarsi inadeguato alle reali potenzialità vinicole della regione.
È stato a questo punto che avvenne una piccola “rivoluzione”, innescata da uomini lungimiranti, che fra gli anni ’70 e gli anni ’90 diede origine al fenomeno dei Super Tuscan.
Con questo termine si vogliono identificare quei vini rossi che furono prodotti al di fuori delle regole codificate dalle DOC (Denominazione di Origine Controllata).
Alcuni produttori decisero di realizzare vini sfruttando al meglio le peculiarità del proprio territorio, lavorando in vigna in modo da ottenere bassissime rese per ettaro, utilizzando botti diverse rispetto a quelle tradizionali e soprattutto concedendosi la massima libertà nell’ uso di vitigni non ammessi dalle DOC.
I primi esperimenti riguardarono l’introduzione di nuovi vitigni come Cabernet e Sauvignon miscelati sapientemente con il Sangiovese, e poi in seguito anche l’ utilizzo di Chardonnay, Merlot e Syrah. Grazie a queste sperimentazioni costituite da ricerche in vigna e in cantina di altissimo livello, furono ottenuti vini che ancora oggi sono collocati stabilmente ai vertici dell’ enologia mondiale.
Grandi vini rossi, potenti, dalla forte struttura, maturati in barrique, ricchissimi di alcool frutto, con un’ ottima maturazione ed un potenziale di invecchiamento elevato, con una buona complessità, spesso caratterizzati da note di legno che ne definiscono i sapori.
Dopo i primi prodotti “pionieristici” la produzione dei Super Tuscan dilagò.
La loro zona principe era ed è tutt’ oggi Bolgheri ed i suoi dintorni, ma anche in alcune parti del Chianti Classico, fra Firenze e Siena, se ne producono un buon numero. Mentre zone con forti connotazioni enotecniche come Montepulciano e Montalcino ne presentano una minore varietà. Sarebbe troppo lungo farne un elenco, ne vogliamo ricordare solo alcuni più famosi.
Tra tutti il Sassicaia può esserne considerato in assoluto il capostipite. Massacrato da critici e pubblico alla sua uscita, in quanto non compreso, oggi una bottiglia dell’annata ’78 – se reperita – ha un valore praticamente inestimabile.
Il Tignanello invece fu il prototipo di tanti grandi vini creati dalla congiunzione di Sangiovese e Cabernet Sauvignon. E come non citare Ornellaia, Solaia, Masseto.
La Toscana divenne, a partire da quegli anni, un vero e proprio laboratorio alchemico, dove il territorio venne completamente rivalutato e sottoposto ad un’ accurata analisi, che comportò una razionale presa di coscienza del reale potenziale di questa terra.
I Super Tuscan hanno assunto così il ruolo di ” volano” per il rinnovamento dell’ enologia toscana, e grazie alla loro creazione è ripartita la ricerca verso una produzione vinicola di massima qualità.
Sonia Bonifacio